giovedì 22 luglio 2010

e viceversa


anche nel caso di lindsay lohan la fotografia sembra rappresentare un'invisibile ma essenziale dogana che permette di passare da uno stato ad un altro, dall'alto al basso e viceversa. lo scatto al quale mi riferisco è quello che ritrae in primo piano la star hollywoodiana in completo arancione, tuta tipica delle carceri statunitensi. la lohan è colpevole di non aver rispettato alcuni obblighi in seguito ad una condanna di guida in stato di ebbrezza. il suo santino carcerario si va ad aggiungere ad una serie di immagini di personaggi dello spettacolo condannati per i più disparati motivi. le loro fotografie segnano l'attraversamento da una situazione di gloria e fama ad uno stato di meschinità e spregevolezza (che forse fa comunque parte della fama e della gloria). la fotografia segnaletica segna immancabilmente tale passaggio.

la connessione è labile e probabilmente gratuita, ma ogni qualvolta mi si presenta il ritratto frontale di un nome famoso neo galeotto, mi viene in mente l'utilizzo della carte de visite nella seconda metà del XIX secolo e del modo in cui questo semplice mezzo poté avvicinare le persone più umili al ritratto fotografico. erano i più poveri – la piccola borghesia e il proletariato – a voler imitare le usanze dei ceti più abbienti. la carte de visite, ideata nella parigi del 1854 da andré-adolphe-eugène disderi, permetteva con soli 20 franchi di aggiudicarsi 12 piccole stampe, mentre nadar chiedeva il quintuplo per un solo ritratto. le immagini prodotte da disderi erano di piccolo formato, maneggevoli e trasportabili, da mostrare a tutti. eppure, non furono solo i meno ricchi ad attraversare i ceti sociali: lo stesso napoleone III, incuriosito, si fece ritrarre da disderi nel maggio del 1859. dal basso verso l'alto, dall'alto verso il basso: la fotografia è la prima industria a confondere nobiltà, borghesia e proletariato. ogni classe sociale trova all'interno dell'arte fotografica un motivo di fascinazione irresistibile. gli stessi comunardi, che misero a ferro e fuoco parigi nel 1871, si fecero ritrarre fieri dinanzi alle barricate che avevano eretto per sfidare l'esercito regolare. per molti di loro, questo atto di vanità fu fatale: la polizia confischerà quelle fotografie per riconoscervi i rivoltosi e condannarli a morte. della comune in effetti rimangono numerose fotografie, ma alcune sono tra le più macabre di sempre; sarà lo stesso disderi, infatti, a puntare il proprio obiettivo verso i corpi esanimi dei comunardi condannati, fucilati e riposti ordinatamente nelle bare numerate. fotografie che rimandano alla ricerca del ritmo nei dagherrotipi delle cattedrali gotiche realizzati da henri le secq in occasione della mission héliographique. ma questa è un'altra connessione labile e gratuita...



andré-adolphe-eugène disderi, parigi 1871

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