domenica 23 gennaio 2011

da Le mappe dei miei sogni di Reif Larsen



In tutta fretta, tirai fuori dalla valigia la macchina fotografica per scattare una foto al cartello da inserire nell'album, ma, come spesso mi capitava, il mio soggetto era scomparso prima che fossi pronto. Per un momento, ebbi paura che tutte le foto dell'album sarebbero state così, scattate con un attimo di ritardo. Quante istantanee in tutto il mondo, erano in realtà istantanee dell'attimo dopo, e non catturavano l'istante che aveva spinto una persona a premere il pulsante? A pensarci bene, fissavano le risate, le reazioni, le increspature successive. Ma dato che il più delle volte le fotografie costituivano l'unica cosa che restava - dato che potevo riguardare solo le foto di Layton e non Layton in persona - con il passare del tempo l'eco di quesgli attimi originali aveva soppiantato, nei miei ricordi, gli attimi stessi. Non ricordavo più Layton in equilibrio precario sul carrettino rosso in cima al tetto, ma la caduta successiva, il carrettino ammaccato, e Layton a quattro zampe che tentava di nascondere il dolore con la fronte premuta a terra, perché non era il tipo da mettersi a piangere e non lo fece mai finché restò in vita.


Una fotografia di Layton a mezz'aria mentre salta verso uno scoiattolo (scattata con un attimo di ritardo)

da Reif Larsen, Le mappe dei miei sogni, Mondadori, Milano 2010, p. 131 (tr. it. di Martino Gozzi)